La faccenda si fa sempre più interessante.
Il progetto della ciclovia tirrenica, entusiasmante in prospettiva, sta dando spazio alla discussione delle problematiche sui percorsi esistenti. A seguire la pubblicazione della lettera di qualche giorno fa, abbiamo avuto il piacere di ricevere in copia una lettera di Paolo Maria Politi indirizzata al Tirreno, pubblicata sul giornale di oggi come l’intervento di “un appassionato”.
Fa un po’ sorridere che il nome di Politi, per più di trent’anni legato all’oasi WWF, passi in sordina come quello di un qualunque appassionato di bici, dato l’impegno pluriennale sull’oasi e la coseguente profonda conoscenza del territorio in quelle zone. Comunque, riportiamo per intero il testo della lettera (i grassetti sono nostri):
Il potenziale tratto ciclabile Follonica-San Vincenzo ricade necessariamente lungo al S.P. 40 “Base Geodetica” che collega Riotorto a Montegemoli di Piombino.
Si tratta di un’arteria a media densità di traffico, aumentata sensibilmente durante la stagione estiva, che mette in collegamento una Riserva Naturale (Oasi WWF Padule Orti-Bottagone), un’ANPIL “Bosco della Sterpaia” ed il Parco Provinciale di Montioni (Riotorto). Dall’arteria principale prendono origine strade asfaltate che conducono alle spiagge della Costa est di Piombino, insignite del vessillo “Bandiera Blu”.
La strada su Base Geodetica che si sviluppa per 11 km, con la riduzione delle carreggiate di marcia degli autoveicoli e della velocità consentita, (da 70 km/h a 50 km/h), il miglioramento delle banchine, diventando così a tutti gli effetti una “strada parco”, potrebbe dare spazio a due corsie opposte per biciclette (una per ciascun senso di marcia e larga 2 mt.), segnalate semplicemente con riga gialla di fascia ampia. In corrispondenza delle principali diramazioni verso il mare si rende necessario realizzare delle rotonde (almeno 3: Perelli 1, Perelli 2, Carlappiano) per aumentare la sicurezza nel caso di immissione nelle vie laterali che portano a mare.
Il restringimento determinato dal ponte sul fiume Cornia potrebbe essere superato realizzando delle “mensole” laterali e pensili collegate alla struttura portante del ponte, larghe due metri, che consentano ai ciclisti di non dover re immettersi sulle carreggiate destinate agli autoveicoli.
In corrispondenza della Riserva Naturale Orti-Bottagone sarebbe auspicabile realizzare una stazione di ricarica per biciclette a pedalata assistita così, nell’arco di due ore di ricarica, i ciclisti interessati potrebbero visitare con guide autorizzate i luoghi naturali della Riserva, avendo anche la possibilità di fare una doccia ristoratrice, soprattutto durante l’estate.
La strada su Base Geodetica rasenta numerose strutture ricettive (Campeggio, villaggi vacanze, case vacanze). La dotazione di una pista ciclabile seria favorirebbe la mobilità ciclabile vacanziera legata alla balneazione ma anche e soprattutto la mobilità funzionale al turismo ciclistico lungo la costa toscana.
Cordiali saluti
Paolo Maria Politi
Da parte nostra non si può che essere d’accordo: una soluzione non esclude l’altra, sia per quanto riguarda i passaggi lungo argine del fosso che per la prosecuzione dei percorsi attraverso ponte di ferro. Rallentare le auto non solo sarebbe utile, ma alla luce della storia di scontri su quella strada è necessario, e da fare quanto prima. L’ipotesi di passaggio su mensole laterali pensili collegate alla struttura del ponte è una di quelle cose che, alla luce dei pochi pesi che deve sopportare un percorso ciclabile ci si domanda perché non esista già. E passato il Cornia, a patto di sopravvivere all’odore della discarica e allo svincolo camion del piazzale di Ischia di Crociano, è sempre possibile evitare la 398 riallacciandosi a Campo all’Olmo, e sfruttare le strade a cui s’è già fatto riferimento in precedenza. L’unica parziale remora è la pericolosità delle rotonde, ma gli incroci in genere sono nodi difficili da sciogliere. E volendo c’è modo di realizzare delle rotatorie con percorsi ciclabili abbastanza sicuri.
Passato il ponte dell’oasi rimane il nodo non da poco dello svincolo 398, superabile via ponte di ferro verso Baratti e sfruttando un tratto lungo ferrovia da Montegemoli alle terre rosse, ma quello rientra nell’ottica della bretella di ingresso, e sarà lungo da risolvere finché non sappiamo che succederà in zona AFERPI, anche se tanti sterrati di ghiaia basterebbe batterli. Intanto si continua a rischiare, o si rinuncia a uscire coi bimbi, in attesa della ripresa economica, e dello sviluppo dei percorsi delle auto, che evidentemente – purtroppo – contano di più.