piombino in bici

storie e proposte del gruppo piombinese #salvaiciclisti


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cinque anni, siamo ancora qui

Your face, your race, the way that you talk
I kiss you, you’re beautiful, I want you to walk
We’ve got five years, stuck on my eyes
We’ve got five years, what a surprise
We’ve got five years, my brain hurts a lot
We’ve got five years, that’s all we’ve got
[David Bowie]

Cinque anni fa, con una lettera aperta che prendeva spunto dalla prima bozza di programma del futuro sindaco e con una serie di discussioni sui social, prendeva il via il tentativo di impegnarsi per portare all’attenzione di chi amministra il comune i temi della mobilità umana, della sicurezza stradale e della riqualificazione degli spazi.

Da quel sasso in piccionaia, sono stati cinque anni di studi che hanno spaziato dall’urbanistica al design, dalla comunicazione alle normative. Anni in cui nel resto d’Italia hanno continuato a succedere cose, in cui molte città hanno fatto enormi passi avanti e molte altre sono rimaste al palo. Anni in cui nel resto del mondo sono state raggiunti risultati imbarazzanti, e avviate politiche tanto drastiche di riduzione della presenza di auto in città da sembrarci – qui nella remota provincia – fantascienza pura. Anni di incontri fatti e di incontri mancati, di rinvii, di promesse non mantenute e di suggerimenti inascoltati.

Passati cinque anni, mentre aspetto che a breve ricominci il circo preelettorale, mi ritrovo a prendere atto della situazione locale, e anche se continuo a sperare nel meglio, e rifletto su che fare, mi preparo al peggio.

bici

In cinque anni purtroppo i tentativi di coinvolgere altre persone attorno al tema della mobilità urbana, o anche solo della bici come mezzo di spostamento in città, hanno sortito risultati scarsi. Il mondo del ciclismo sportivo è rimasto legato all’ambito sportivo, il bosco come via di fuga, la possibilità di incidere con la forza dei numeri svanita. La cosiddetta società civile è rimasta abbastanza sorda di fronte ai tentativi di cambiare l’approccio al tema di fondo dello spostarsi in città. Personalmente ho sbagliato molto, e devo ancora capire se e cosa ho la possibilità di correggere. D’altra parte, cambiare davvero abitudini comporta impegno e volontà personali di farlo, e per forza non si fa nemmeno l’aceto.

Ultimamente poi, si sono affacciate tematiche più imponenti a catalizzare l’attenzione, problemi da molti percepiti come più pressanti. Probabilmente le questioni che ruotano attorno alla discarica e alla fabbrica assorbiranno il 90% dell’attenzione, anche se tutti si scordano di tenere in considerazione quelle due realtà a dir poco ingombranti quando si parla di percorsi della ciclovia tirrenica.

Delle infinite proposte più o meno strutturate, delle richieste, delle prospettive è cambiato poco. Così come è cambiata poco la struttura della città. Le sperimentazioni veloci, le idee innovative, le iniziative concrete e non relegate alla semplice sensibilizzazione, ormai dimostratasi palesemente inefficace, restano prioritarie da affiancare a una pianificazione a lungo termine. Pianificazione che resta da rivedere, alla luce di un piano della mobilità approvato fuori tempo massimo e che – per usare un eufemismo – presenta qualche criticità. Per gli interventi nel mondo reale, aspetto nella migliore delle ipotesi che il Conad cominci i lavori per spostarsi, coscienti che paghiamo un centinaio di metri di ciclabile (dovuta) con un centinaio di posti auto extra, e l’ennesima rotatoria per fluidificare il traffico. Il resto è poco più che ciclopedonali sulla carta, e anche sulle ciclopedonali abbiamo già dato.

Tra poco si ricomincia con le promesse, ma a questo giro non cadrò in tentazione: cinque anni fa tirare per la giacchetta qualche candidato sui social è servito forse a porre fine all’inserimento di due semplici righe con le #pisteciclabili sui programmi. A definire che i percorsi devono avere un senso per spostarsi da A a B, e che non sempre #pisteciclabili è la risposta giusta. Qualcuno ha cominciato a interrogarsi e approfondire ,qualcun altro a fare attenzione a fare promesse quando parla di mobilità attiva. Molti continuano imperterriti a trattare la bicicletta esclusivamente come un attrezzo sportivo, o legato al turismo, o adatto al massimo a una passeggiata domenicale. Chi non ha capito in cinque anni che stiamo parlando di mezzi di trasporto e di diritto agli spazi, e continua a parlare di ciclopedonabili (sic.) che attraversano parchi (giuro, l’hanno scritto davvero) dubito che potrà capirlo in un momento concitato come una campagna elettorale, in cui tutti fingono di ascoltare ma nessuno segue davvero qualcosa che non sia il consenso in termini di numero di voti.

Quindi, a chiusura di un percorso, stavolta non ci saranno altre lettere che chiamano altre promesse. Solo un invito a tutti a non farne, di promesse. Soprattutto, a non dire cazzate. E la certezza che a chiunque continuerà ad affrontare il tema in maniera approssimativa non verrà concesso il beneficio del dubbio, né la fiducia incondizionata in attesa di un risultato da rimandare di mese in mese, di anno in anno, fino alle elezioni del 2024.

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“Fare o non fare, non c’è provare”

A chi parlerà di mobilità attiva, di biciclette, o anche solo di sostenibilità: cercate di farlo con cognizione di causa, pensando a tutti i tipi di utenze, e di far seguire alle parole i fatti. Cominciate dando l’esempio: il paese è piccolo, la gente mormora. Proseguite agendo concretamente per tutti. Concludete puntando a un quadro generale che abbia un senso, se davvero volete cambiare qualcosa che non siano i discorsi. Non possiamo aspettare trent’anni continuando a raccontare, auspicare, pianificare varianti, progetti ad aziendam e aggiustamenti in corso d’opera come ci hanno abituato per il racconto della seconda strada d’accesso in città, che forse sarà pronta quando non servirà più.

Nel frattempo, questo blog resta qui a raccogliere #ideesparse ed esempi dalle città del futuro, incluse quelle dove il futuro è già arrivato. A tener traccia di quello che succede in città. E a cercare di essere uno spunto per uscire dal provincialismo.

Se ve la sentite di affrontare il tema seriamente, provate a partire dai collegamenti in questo post. A frugare tra cinque anni di idee. E non vi peritate a rubarle.

Io tra altri cinque anni spero di essere ancora qui, se non mi schiaccia un camion sulla via del porto. E spero di non trovarmi a dover cambiare canzone dell’incipit con questa.

E ha perso la città, ha perso un sogno
Abbiamo perso il fiato per parlarci
Ha perso la città, ha perso la comunità
Abbiamo perso la voglia di aiutarci

 

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dieci minuti – il confronto via twitter

Il resoconto via twitter dell’incontro pubblico tra candidati di ieri sera (la parte a tema mobilità):

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Purtroppo, commento personale, siamo ancora fermi a ragionare di piste, di soldi per realizzare le infrastrutture, di velocità come metro per giudicare gli spostamenti. senza rendersi conto che le infrastrutture esistono: si chiamano *strade*, e basterebbe renderle sicure perché fossero appetibili alle due ruote e meno trafficate dalle auto.

Diamo la colpa ai limiti del mezzo, o alla brevità necessaria in un dibattito, ma con sei su sette candidati che hanno fatto loro la campagna 10 minuti (Pierini, di cui manca risposta, mi risulta abbia abbandonato anche il confronto di ieri) mi auguravo qualcosa di più strutturato.

Bastava fosse indicato un obiettivo da raggiungere (la campagna proposta e sottoscritta ne individua due, chiari e semplici).
Bastava un accenno a una *rete ciclabile*, anziché ragionare di piste. A qualcosa che non sapesse di promessa a due giorni dal voto.
O un approccio che non fosse prevalentemente orientato al turismo, ché il messaggio che passa è quello per cui alla fine gli spostamenti sostenibili li debbano fare gli altri.

Se c’è comunità di intenti non vedo cosa costasse parlare, in quei due minuti, di collaborazione per realizzare quello a cui si è aderito.
Ma capisco la necessità di rimarcare le differenze, in un dibattito pubblico.

Ma forse sono solo io che vedo nero, oggi.
Mi auguro ci sarà modo di lavorarci in maniera decente e cooperativa dopo i risultati.

Magari regaliamo una bici al sindaco, chissà che non ne venga fuori qualcosa di buono…

Dato che l’immagine fa schifo, per chi non riesce a leggere riporto il testo ripulito qui, sempre in ordine inverso:


#piombinoalvoto – settima domanda
Mobilità urbana e piste ciclabili. Quali impegni?

Riccucci tutti siamo per potenziare piste ciclabili
Riccucci io vivo vicino a populonia stazione. Ma pare il deserto
Riccucci questo tema non può essere scorporato da un ragionamento più complesso sul futuro città

Callaioli piste ciclabili servono. A piombino solo una
Callaioli decisivo prolungamento 398 fino al porto. Finora amministrazione ha fallito
Callaioli va ristrutturata ferrovia
Callaioli non basta spostare la stazione. Bisogna fare in modo che non si debba andare per forza a campiglia

Coppola Tpl è un fallimento. Siamo pressoché isolati
Coppola presto il bando europeo appalterà tutto il trasporto locale a una sola azienda
Coppola profonda difficoltà. Comune ha poche competenze
Coppola noi siamo per comune decentrato e ecosostenibile

Ferrari sui trasporti urbani dipendiamo da regione
Ferrari va cambiata cultura. Usare meno l’auto
Ferrari Salivoli non è collegata

Gelichi piano traffico è del 1998 va rivisto
Gelichi piste ciclabili si possono fare con oneri urbanizzazione
Gelichi pista che faccia tutto il lungomare e arrivi a baratti. Ma anche intervento dei privati
Gelichi cambiare il nostro modo di pensare

Giuliani faremo piano della mobilità integrato con piano della sosta. Alleggerire traffico sul centro
Giuliani attraversare in modo veloce la città è collegare meglio le frazioni
Giuliani migliorare le navette blu e verde
Giuliani rivedremo orari bus
Giuliani piste ciclabili sono nel piano della costa urbana

Pasquinelli bus poche corse è distribuite male
Pasquinelli non ci sono controlli sui bus
Pasquinelli servizio navetta per portare i turisti in centro
Pasquinelli piste ciclabili. Sono necessarie. Non costano molto. Dal centro verso Salivoli.