Capita in questi giorni, complici le piogge e l’arrivo del fresco, di ritrovarsi di fronte a ingorghi immani e code infinite che partono dalle (o arrivano alle) scuole di tutta Piombino.
Capita anche di leggere, in rete come negli sguardi dei concittadini, un senso di ineluttabilità.
La sensazione che in fondo sia inevitabile, che non ci siano alternative, e che il fenomeno non abbia una causa scatenante, ma sia semplicemente qualcosa che accade.
Gli ingorghi e il traffico però, a rigor di logica, non è che son fatti della materia di cui sono fatti i sogni, ma derivano sostanzialmente dalla somma delle singole parti che li costituiscono: le auto.
E la sensazione è che le scuole, e il trasporto dei figli di tutte le età a scuola, giochino il loro grosso ruolo nel moltiplicarne il numero.
Negli stessi giorni, siccome ho una bimba piccola, capita di leggere un breve articolo su una pubblicazione dedicata ai genitori, che comincia così:
“Da recenti ricerche del CNR risulta che in Italia vanno a scuola a piedi senza essere accompagnati da adulti il 12% dei bambini di scuola elementare mentre il 70% viene accompagnato in macchina. Le percentuali di autonomia calano all’8% al nord e crescono al 30% al sud. Sono significativamente più basse quando i genitori hanno un titolo di studio più alto.”
“Altre ricerche italiane ci dicono che solo il 50% dei ragazzi di scuola media va a scuola senza accompagnamento adulto. Questa situazione paradossale dà luogo a situazioni assurde come quella che i nostri ragazzi ricevono il motorino senza mai aver sperimentato la libertà e la responsabilità di dover organizzare spostamenti a piedi senza il controllo degli adulti.”
Allora mi viene da pensare che con la buona volontà di un po’ di genitori ci potremmo provare, a risolvere quelli che sembrano essere due problemi in uno. Magari prima di essere costretti. E che chi ha voglia potrebbe organizzarsi e accompagnare proprio figlio in qualche altro modo, magari ha solo bisogno di qualche consiglio sul come.
O di un po’ di compagnia, per ridurre i rischi e divertirsi un po’. Potremmo provarci, se solo riuscissimo a usare inventiva e tecnologia per mettere in piedi qualcosa di utile, anziché sprecare tempo a battibeccare sul nulla.
Poi lo stesso articolo lo trovo citato tra le fonti nella lettera di una mamma. E mi è sembrato interessante riportarla qui sotto, perché per me che ci sto provando (sostanzialmente da solo) quella lettera racchiude tutto il senso di quel che ho in testa, perché sono convinto che non se ne esca se non si inizia a lavorarci a partire dai bimbi, e perché non riesco a trovare un invito migliore:
Cari genitori,
sono una mamma come tante, con la caratteristica di essere “ri-mamma” a dieci anni di distanza e quindi mi capita di guardare alla genitorialità con una doppia chiave (bambini piccoli e bambini adolescenti, scelte e reazioni conseguenti) e di farmi spesso qualche domanda sul nostro ruolo di educatori.
Per esempio, oggi mi chiedo quale di queste frasi colpisce di più un genitore che accompagna i propri figli a scuola in macchina, sia che lo faccia per comodità o per mancanza di alternative:
Nel 1970 la media dei bambini tra i 6 e gli 11 anni che erano autonomi nel percorso casa-scuola era del 90 percento: oggi è del 7 percento (in Inghilterra arriva al 25 per cento, in Germania al 76 per cento).
I bambini che vanno a scuola in automobile sono esposti a tassi d’inquinamento estremamente elevati. Studi scientifici mostrano che i livelli registrati all’interno degli abitacoli superano le concentrazioni all’esterno dell’automobile. È difficile da credere, ma è così.
I bambini che vanno a scuola in macchina sono meno reattivi di quelli che vanno in bicicletta o a piedi. Giocano meno, sono più in sovrappeso, hanno minore sicurezza e minore autostima. E durante l’adolescenza soffriranno maggiormente la solitudine.
I bambini abituati a muoversi principalmente in macchina tenderanno a conservare tale abitudine anche da adulti: l’automobile sarà probabilmente il loro principale mezzo di locomozione.
Il numero di bambini investiti da automobili con alla guida genitori che portano i loro figli a scuola è più del doppio di quello causato da altri veicoli.
Insomma cosa ci colpisce di più? Che crescano facendo fatica a relazionarsi e ad avere fiducia in loro stessi, e a trovare la propria strada nel mondo (anche del lavoro)? Che rischiano di essere investiti soprattutto dai genitori dei loro compagni? Che soffrano (anche da grandi) di malattie respiratorie per l’aria che hanno respirato in tutti i loro spostamenti in macchina? Oppure ci colpisce che come noi ripeteranno l’errore di preferire l’automobile e si stresseranno nel traffico?
Ognuno ha la sua risposta. Però mi sembra di aver capito, alla terza maternità, che spesso l’errore fatale mio e dei genitori che incontro (ma anche di quelli di dieci anni fa) è che non ci accorgiamo di quanto, nel tentativo di proteggere i nostri figli da tutti i possibili mali della società, generiamo effetti collaterali devastanti. Rendiamo i nostri figli asociali, a volte incivili, li facciamo ammalare, oppure finiamo per investirli con quelle stesse macchine che abbiamo comprato per farli stare al sicuro. È una metafora terribile.
E la bicicletta risolve tutto? No, evidentemente. Però mi sembra di vedere sempre più chiaramente che l’unica cosa che possiamo ancora dare ai nostri figli è l’esempio; l’idea, messa in pratica, che si può vivere anche in altri modi rispetto a quelli che abbiamo ereditato da chi c’era prima di noi, che le nostre città possono essere luoghi migliori; che il futuro può essere un posto migliore e non peggiore. Questo è il motivo per cui il mio terzo figlio ho deciso di portarlo in bicicletta a scuola ogni giorno e mi do tanto da fare affinché anche altri genitori ci provino, e ci riescano. Come? Per esempio con il “Bike to School”, questa pratica auto-organizzata da genitori di tutti i quartieri, che ha lo scopo di formare dei piccoli (o magari grandi) gruppi che accompagnano i bambini a scuola, tutti insieme, tutti in bicicletta. E che permettono loro di vivere un’esperienza di città forse solo poco più autonoma, ma tanto più movimentata, allegra e divertente.
A Roma, a un anno dal primo appuntamento le scuole che partecipano all’iniziativa dell’ultimo venerdì del mese sono sempre tante, mai meno di 25. A Napoli si sono attivati anche diversi istituti superiori; a Milano l’attività di “accompagnamento” continua settimanalmente in molte scuole, e anche a Torino e Genova è ormai diventato un appuntamento fisso.
Certo a Piombino non siamo a Roma. Non c’è niente di già pronto. C’è da organizzarsi un po’, per chi ne avesse voglia.
Ma saremmo anche messi meglio, se lo volessimo: distanze spesso inferiori ai 3km, clima mite, strade meno pericolose. Sarebbe bello, riuscire a organizzare e una volta al mese radunarsi, per scambiarci consigli e dritte. Per provare a invogliare chi magari non se la sente di muoversi da solo nel traffico, perché in gruppo si è più visibili, protetti, ed è molto più divertente andare a scuola!
Per chi fosse interessato, io vado più o meno tutti i giorni da via della pace all’orto dei frati. Più persone saranno interessate, prima organizziamo un’uscita collettiva. Se vi interessa mettetevi in contatto sulla pagina facebook dedicata, lasciando qualche informazione sulla zona dove state, e quella dove dovete arrivare. O scrivete qui sotto.
E provate a spargere la voce tra i genitori, che magari riusciamo a incontrarci prima che arrivi primavera.