Lo scorso martedì 15 dicembre siamo riusciti ad andare all’incontro pubblico di presentazione della “ciclopista territoriale”, organizzato dall’Associazione dei Comuni Toscani a Palazzo Appiani, per fare il punto sulla situazione relativa alla ciclabilità extraurbana.
Nonostante alcuni report siano usciti sul Tirreno e su altre testate locali online, ci sembra doveroso riferire quanto ascoltato, senza entrare nel merito, e riportando solo al termine del pezzo alcune considerazioni da parte nostra.
Le premesse
Ad aprire la presentazione c’era l’assessore Capuano, che ha iniziato con un breve riepilogo di quanto accaduto a seguito dell’annuncio della Regione relativo al progetto transfrontaliero della ciclopista tirrenica, riaffermando l’interesse dell’amministrazione al tema e il legame naturale con il Piano Urbano della Mobilità, all’interno del quale la ciclopista sarà il primo capitolo. L’assessore ha proseguito ribadendo il rapporto 9 a 1 tra resa economica e investimenti in ciclabilità, e l’assenza di controindicazioni nello sviluppare la mobilità su due ruote, foriera sostanzialmente di vantaggi sia per l’eliminazione dei problemi di traffico che per la salute e la sicurezza dei cittadini.
Sempre Capuano ha poi proseguito con un accenno alla difficoltà di mettere in comunicazione i tecnici dei vari comuni coinvolti, e ribadito il processo partecipato che ha coinvolto operatori, ciclisti, commercianti e associazioni di categoria. È stato quindi evidenziato il lavoro iniziale con cui si sono messe in piedi le basi di un dialogo operativo tra i Comuni, che ha portato a dei risultati condivisi nell’arco di pochi mesi (dalla prima riunione dei sindaci il 7 ottobre a quella dei primi di dicembre).
L’accenno al processo seguito è servito a introdurre ACT come l’attore che sta al momento facendo da collante, per coordinare la realizzazione del progetto, al momento sulla carta, e per portare avanti il lavoro necessario per intercettare vari filoni di finanziamenti.
Sono seguiti interventi dell’assessore ai LL.PP. di Massa Marittima Giovannetti, che ha evidenziato l’impatto del progetto sullo sviluppo turistico, e dell’assessore Bertocchi di Campiglia, che in parte riprendendo quanto già espresso da Capuano si è soffermato su quattro punti:
- la convergenza di necessità dei vari territori
- l’importanza dell’unione tra comuni per seguire progetti di importanza territoriale estesa o relative a dinamiche di area vasta, come modalità di governo del territorio
- l’interesse relativo a quanto ruota attorno alla mobilità legata al turismo, per le possibilità che offre di far vivere il territorio
- l’utilità di porre in essere un metodo condiviso, assente fino ad oggi per problematiche non solo organizzative ma anche economiche, al fine di portare a termine i progetti utilizzando un linguaggio comune
Il lavoro di ACT
Chiusi gli interventi degli amministratori, è stato il turno di Di Gregorio, della Segreteria ACT, che ha iniziato a entrare nel merito del lavoro con un primo richiamo alla locandina della presentazione, soffermandosi sul concetto di ciclopista territoriale: laddove la ciclopista tirrenica segue una logica lineare di itinerario nord-sud, la proposta di una ciclopista territoriale è stata fatta in ragione di un piano di ciclabilità all’interno del territorio: un’evoluzione seguita all’analisi del progetto della ciclopista, agli incontri con i vari attori e con i tecnici dei comuni.
L’idea che ne è uscita è quella di un piano complessivo territoriale di mobilità, innanzitutto a vantaggio dei residenti, e poi fruibile a fini turistici.
Di Gregorio ha quindi preso in considerazione l’analisi del progetto commissionato dalla regione, che ha indicato come approssimativo dal punto di vista dell’analisi dei costi: il tratto che attraversa i nostri territori, per il quale era stato indicato un costo di 4 milioni, secondo i calcoli di ACT necessiterebbe di almeno 10 milioni di investimento, mentre tutto il sistema integrato – senza considerare i costi amministrativi – avrebbe bisogno di 28 milioni.
L’intervento è proseguito legando il piano al momento realizzato (quello di ciclopista territoriale) con la possibilità di agganciarsi a più bandi. L’idea di fondo sarebbe quindi non solamente lavorare in funzione della direttrice ciclopista tirrenica, ma di far rientrare la stessa in un discorso più ampio, per il quale sfruttare sia i fondi che si prevedono stanziati dalla regione che altri eventuali bandi europei. In buona sostanza: essere pronti con un piano vien posta come condizione necessaria per accedere a varie tipologie di finanziamenti necessari per realizzare gli interventi sul territorio. Il progetto territoriale assorbirebbe quindi quello della ciclopista, integrandolo.
I dettagli
A questo punto è stato il turno di Elena Bianchi, consulente dell’associazione giovanile Alveare, coordinatrice per ACT i riferimento alla ciclopista, che ha presentato il lavoro svolto. Sostanzialmente c’è stata – come da richiesta della regione – una suddivisione dei percorsi esistenti, da attualizzare e da realizzare. Il percorso della dorsale è rimasto sostanzialmente invariato, tranne il raccordo con la stazione di Campiglia Marittima che è passato dalla via delle Caldanelle alla strada che passa lungo la fossa calda.
Sono stati poi indicati i percorsi aggiuntivi di collegamento con i comuni non costieri, e con il sistema dei parchi. Lungo la dorsale cono state segnalate alcune varianti, indicando le altre stazioni ferroviarie e i porticcioli turistici.
Partendo a nord di San Vincenzo, sono state individuate alcune criticità per l’attraversamento del paese: un sottopasso ferroviario da adeguare, un nuovo attraversamento nella zona sud, e la prosecuzione sull’attuale pista, indicata come da adeguare, lungo tutto il parco di Rimigliano.
Per Campiglia, oltre al raggiungimento della stazione è stato ipotizzato un collegamento con il parco termale, e il raggiungimento di Cafaggio e Suvereto.
Arrivati a analizzare il territorio di Piombino, è stato confermato quanto accennato all’inizio: il percorso principale è rimasto su Principessa e Geodetica, con l’aggiunta di alcune deviazioni e alternative per raggiungere Baratti, per percorrere l’argine del Cornia e raggiungere Venturina e stazione ferroviaria, e segnalando alcuni nodi, criticità e punti di interesse:
- il nodo di Fiorentina,
- la necessità di un nuovo ponte sul Cornia e sul fosso Cosimo
- il passaggio lungo l’area Oasi
- il percorso per il porto
Quest’ultimo, ritenuto non sicuro, è stato indicato – per una fruibilità immediata – come percorribile in treno.
Lungo la Geodetica è stata infine segnalata l’alternativa dei percorsi interni alla sterpaia, aggiungendo nel quadro un adeguamento del sottopasso della stazione di Riotorto per riprendere uno dei percorsi secondari che portano in zona Suvereto.
Le nostre impressioni, i dubbi sollevati, le risposte
La prima impressione che abbiamo raccolto, relativamente al progetto presentato, è positiva per quanto riguarda l’idea di carattere generale: l’inserimento di un percorso che attraversa soltanto il territorio in un contesto sistemico di “piano complessivo territoriale di mobilità”, per utilizzare l’espressione di Di Gregorio, non può che trovarci d’accordo. Specialmente dal momento in cui si ribadisce l’ottica non solo turistica di una rete che colleghi tutta l’area. Sul processo, non essendo nostro compito entrare nel merito, prendiamo atto delle dichiarazioni di miglioramento delle funzionalità di coordinamento, e ci aspettiamo che favorisca la produzione di risultati.
Per quanto riguarda i dubbi, il principale lo abbiamo esternato al termine della presentazione: il raggiungimento del porto, e della città, al momento indicato come percorribile in treno per una fruibilità immediata, cozza un po’ con l’idea di mobilità territoriale. E presenta diversi problemi anche per la mobilità turistica, data la difficoltà di percorrenza su rotaia per chi viene da sud (Follonica) o da nord (San Vincenzo), considerando che gli unici collegamenti prevedono tutti un cambio a Campiglia.
Alla richiesta di chiarimento, Capuano ha puntualizzato che si tratta di una risposta dettata dalla necessità di consegnare alla Regione, per il progetto Tirrenica, un quadro della situazione attuale. Quel che se ne deduce è che – anche per via dell’impossibilità di ipotizzare soluzioni prima di aver sciolto i dubbi sull’area fabbrica – la soluzione dell’annoso problema della sicurezza in entrata e in uscita da Piombino non rientrerà nel progetto tirrenica, ma andrà a far parte dei nodi da sciogliere nel più ampio progetto di ciclopista territoriale, e/o nel piano urbano della mobilità, su cui l’assessorato sta lavorando. Prendiamo atto della situazione di incertezza, aspettiamo sviluppi, e nel frattempo continuiamo a rischiare, o rinunciamo ad entrare e uscire in bici dalla città. D’altra parte è comprensibile il permanere delle incertezze, in mancanza di un futuro definito sia per l’industria che per la prosecuzione della 398.
Dato uno sguardo ai rimanenti percorsi, sostanzialmente abbiamo notato come i nodi problematici da noi indicati siano sostanzialmente rimasti tali, e siano quindi stati presi (parzialmente) in considerazione per una soluzione che però – ci pare di capire – rientrerà in futuri progetti di dettaglio.
Riassumendo:
- l’ingresso in città è vincolato all’area industriale e alla 398, e rimane in sospeso
- il triplice nodo di Fiorentina-Montegemoli-svincolo 398 resta, e andrà sciolto
- il passaggio sul Cornia necessita di un adeguamento del ponte, così come il passaggio che attraversa l’oasi
- le pendenze sono sostanzialmente rimaste ignorate
in buona sostanza, dei percorsi che avevamo indicato è stato preso in considerazione l’ovvio e l’inevitabile: il primo tratto di geodetica, e la Sterpaia come percorso alternativo.
La valorizzazione della stazione di Populonia e dei percorsi che la collegano a Campo all’Olmo è saltata, mantenendo inalterato il tratto Baratti-Fiorentina sulla Principessa e le relative pendenze.
L’ipotesi di raccordare i due lati del Cornia all’altezza del vecchio Ponte di Ferro è stata accantonata in favore di un passaggio del Cornia sulla geodetica, per proseguire da lì lungo l’argine fino a Campiglia Marittima.
Un breve scambio a margine dell’incontro ha fatto cenno a un confronto con il Consorzio di Bonifica e alla possibilità di accedere a finanziamenti specifici per gli interventi sugli argini, ma considerando che
- un ponte sul Cornia è comunque individuato come necessario
- l’argine è possibile percorrerlo comunque, a partire da Ponte di Ferro
- raggiungere il fiume attraverso il primo tratto di via degli Affitti ha il valore aggiunto di costeggiare l’Oasi WWF lungo due lati anziché uno
- mantenersi sulla geodetica fino a Montegemoli continua a rimanere problematico, in riferimento al tracciato principale, oltre che per i problemi indicati anche per l’ingresso camion a Ischia di Crociano e per l’area discarica
ci dispiace dover constatare come al momento non possiamo ancora parlare di risposte e soluzioni alle problematiche, ma solamente di un progetto di massima.
In conclusione, i nodi restano quelli segnalati, e rimarranno tali finché non verranno sciolti.
Non possiamo quindi che condividere l’approccio generale, e appoggiare l’idea di allargare un tracciato lineare di attraversamento integrandolo in un piano complessivo di insieme sulla ciclabilità del territorio. Apprezziamo le intenzioni di prepararsi ad intercettare finanziamenti da più parti, senza limitarsi al progetto tirrenica, anche alla luce degli stanziamenti previsti dalla prossima legge di stabilità.
Nonostante ciò, restiamo nuovamente in attesa di sapere non tanto quali nodi siano da sciogliere, che quelli li sappiamo già, ma come e quando verranno sciolti. Il timore è che la ricerca di finanziamenti finisca per passare da strumento per il raggiungimento di un obiettivo, all’obiettivo in sé. Che la necessità di inclusione e coordinamento di tutte realtà toccate dalla mobilità ciclistica (consorzio bonifica, parchi, operatori, associazioni di categoria, etc…) rischi di far passare in secondo piano gli utilizzatori finali. Che certi percorsi esclusi o selezionati soffrano ancora di una visione del territorio dal punto di vista delle mappe, o da dietro un parabrezza. Che – honi soit qui mal y pense – si decida di attraversare tutto un argine in modo da coprire con fondi destinati alla ciclabilità anche le esigenze di manutenzione degli argini. E che comunque i tempi, con l’allargamento del progetto, si allunghino di conseguenza.
Ci auguriamo che in un progetto di massima alcuni tracciati siano ridiscutibili, non vincolanti, e rimaniamo comunque in attesa di ulteriori sviluppi, pronti a seguire l’ingresso del territorio n dinamiche che ci avvicinino alle altre realtà virtuose d’Europa e a portare il nostro contributo – laddove richiesto – in termini di conoscenza del territorio e delle esigenze, nel dettaglio, di chi si sposta in bici, che al di là delle necessità amministrative e politiche di sviluppo del territorio ha come necessità principali le stesse indicate da Carnieri, funzionario della regione, all’evento del 20 settembre scorso: sicurezza e percorribilità.
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